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Le schede

Villa Poss a Verbania

Scheda 1

76Schede sul paesaggio

Dotata di una visione panoramica sul lago tra le più suggestive della regione, assunse le forme attuali con gli interventi operati negli anni 1860-64 e 1868-70 dagli architetti Pietro Bottini e Francesco Galli.

Di notevole importanza erano anche i giardini, la cui attuale estensione, quasi sei ettari di superficie, fu raggiunta nel 1889, quando proprietario era il marchese Adalberto Barbò di Soresina. Il meraviglioso parco si componeva di serre, grotte, vallette, ponticelli, gazebo, scuderie e numerosi esemplari arborei e arbustivi. Villa Poss era una delle residenze più celebrate del lago Maggiore. Su un terreno situato tra Intra e Ghiffa, acquistato alla fine del Settecento dal marchese Luigi Caccia-Piatti di Novara, la dimora venne costruita in varie fasi nel corso dell’Ottocento, mantenendo però sempre una caratteristica torre in stile medievale che la valse l’appellativo di villa La Torre.

Tra gli altri la abitarono un ministro napoleonico (Giuseppe Prina), un conte vercellese (Casanova), due industriali intresi (Giuseppe Frova, Carlo Franzosini), un principe polacco (Josef Poniatowsky) e, nel Novecento, l’imprenditore trentino Alessandro Poss. La struttura dell’edificio è compromessa, la torre è crollata, le infiltrazioni d’acqua stanno conducendo alla marcitura delle strutture portanti. Se non si pone rimedio con tempestività, la villa è destinata in pochi anni ad un crollo totale che cancellerà per sempre un insigne esempio di dimora ottocentesca con parco.

Villa Poss, infatti, per qualità e caratteristiche architettoniche e botaniche, per una storia scritta da personaggi di primo piano e in virtù di una significativa valenza paesaggistica rappresenta una sorta di paradigma tra le numerosissime ville con giardino sorte tra Ottocento e primo Novecento sulle sponde del lago Maggiore.

Veglio (Montecrestese)

Scheda 2

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Veglio è una delle numerose frazioni che compongono il territorio del comune di Montecrestese, e si trova a 533 metri di altitudine. Di origine antica e un tempo intensamente abitata, nel 1346 risulta essere denominata Avelio, nome che significa “luogo di vigilanza”, e in effetti l’abitato si trova su un alto ripiano da cui è possibile dominare la valle sottostante, nonché le valli Antigorio e Divedro; una felice esposizione al sole ha permesso in passato una coltivazione diffusa.

Vi si può salire seguendo un ripido sentiero fra le rocce che prende avvio dalla frazione di Pontemaglio. Veglio comprende case antiche che risalgono ai secoli XIII e XIV, accanto a molte altre che furono ricostruite nei secoli seguenti, soprattutto nel XVI. Purtroppo questo patrimonio architettonico si trova in uno stato rovinoso, poichè il paese è stato abbandonato negli anni ’50 del ‘900 – quando contava 56 abitanti – sia per il timore (infondato) che la montagna sovrastante franasse, che per la mancanza di infrastrutture.

Vi si trovano interessanti pitture murali devozionali, come una Madonna con Bambino del 1607 e un Crocefisso con San Carlo, la Madonna ed angioletti del 1684. Inoltre ricorre spesso, sui dipinti, lo stemma dei De Rodis, nobile famiglia ossolana. Particolarmente importante è il cosiddetto castello di Veglio – anch’esso ridotto a rudere in quanto non più abitato dopo il Seicento – che faceva parte del sistema di segnalazione e difensivo dell’Ossola. E’ costituito da una torre quadrata di tre piani, costruita sulla roccia probabilmente nel XIII secolo, e da una più ampia casa-forte, a pianta rettangolare, aggiunta nel secolo XV e rimaneggiata in quello successivo.

Non si sa con certezza chi costruì e abitò questo castello, ma si può ipotizzare siano stati i Della Caterina, vale a dire i discendenti dei De Rodis-Baceno che vivevano a Pontemaglio. La costruzione dell’oratorio di San Marco è invece da collegare alle antiche processioni che si compivano il 25 aprile, giorno di San Marco, quando un tempo le comunità visitavano i confini dei propri territori, arrivando talvolta a costruire edicole o cappelle proprio in corrispondenza dei “termini”, i confini.

Veglio è situato al confine del territorio comunale di Montecrestese, ed ecco perché vi fu innalzata un’edicola dedicata proprio a San Marco, poi trasformata in oratorio, ampliato a partire dal 1640 e restaurato nel 1874.